| Liri |
| | Qui, dice molto Il Maestro, il Giardiniere e l’Ospite
La mente aspira a essere qualcosa di straordinario. L’ego ha sete e ha fame di riconoscimento, vuole essere visto come speciale. Qualcuno realizza questo sogno attraverso la ricchezza, qualcun altro lo realizza attraverso il potere, i giochi politici; qualcun altro ancora lo realizza attraverso i miracoli, i giochi di prestigio; in ogni caso il sogno resta sempre lo stesso: “Non posso tollerare di essere un nessuno”.
E il miracolo è questo: quando accetti il tuo essere un nessuno, quando sei un essere qualunque, come chiunque altro, quando non chiedi riconoscimenti, quando puoi esistere come se non esistessi… essere assente è il miracolo!
Questa storia è bellissima, uno degli aneddoti Zen più belli, e Bankei è uno dei Maestri più squisiti. Ma Bankei era un uomo qualunque, del tutto ordinario.
Una volta, mentre Bankei stava lavorando in giardino, arrivò un ricercatore, un uomo alla ricerca di un Maestro, che gli chiese: “Giardiniere, dov’è il Maestro?”.
Bankei rise e disse: “Va’ oltre quella porta. All’interno troverai il Maestro”.
E quell’uomo fece come gli era stato detto ed entrò. All’interno vide Bankei seduto su un trono, lo stesso uomo che aveva visto nei panni di giardiniere; per cui gli chiese: “Stai scherzando? Scendi di lì. È un sacrilegio… non provi alcun rispetto per il Maestro?”.
Bankei scese e si sedette per terra, ma commentò: “Adesso le cose si complicano: ora non troverai alcun Maestro, qui… perché io sono il Maestro!”.
Per quell’uomo fu difficile comprendere che un grande Maestro può lavorare in giardino, può essere un semplice uomo qualunque. Se ne andò: non poté credere che quest’uomo fosse il Maestro; mancò quell’incontro.
Tutti hanno paura a essere un nessuno. Solo persone molto rare e straordinarie non hanno paura di essere un nessuno – un Gautama il Buddha, un Bankei. Un nessuno non è un fenomeno comune, è una delle più grandi esperienze della vita: sei, eppure non sei. Sei solo pura esistenza senza un nome, nessun indirizzo, nessun confine… né santo né peccatore, né inferiore né superiore, puro e semplice silenzio.
La gente ha paura, perché in quel caso tutta la loro personalità scomparirebbe: il loro nome, la fama, la rispettabilità, tutto se ne andrebbe; da qui la paura. Ma comunque la morte si porterà via tutte quelle cose. Chi è saggio, lascia che quelle cose cadano di per sé. In quel caso, alla morte non resta nulla da prendere. Allora ogni paura scompare, perché la morte non ti può più raggiungere: non hai più nulla da darle. La morte non può uccidere un nessuno.
Allorché senti il tuo essere un nessuno, sei diventato immortale: quell’esperienza è precisamente il significato di nirvana, del nulla essenziale, dell’assoluto e indisturbato silenzio, senza alcun ego, senza personalità, senza ipocrisie – solo questo silenzio… e questi insetti che cantano nella notte.
In un certo senso sei qui, eppure non sei.
Sei qui, a causa della vecchia associazione con il corpo, ma guarda dentro di te e non sei. Questa intuizione, allorché vi è puro silenzio e pura essenza, è la tua realtà, qualcosa che la morte non può distruggere. Questa è la tua eternirà, questa è la tua immortalità.
Non c’è nulla da temere, nulla da perdere. E ciò che pensi di aver perduto – il tuo nome, la rispettabilità, la fama – sono cose prive di valore. Giocattoli per bambini, inadatti a persone mature. È tempo per te di maturare, di essere semplicemente.
Il tuo essere qualcuno è del tutto insignificante. Più sei qualcuno, più sei piccolo; più sei un nessuno, più sei grande. Sii assolutamente un nessuno, e sarai unito alla totalità dell’esistenza stessa.www.osho.com
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